Pastorale americana

di Philip Roth

La nostra recensione

Per tutto il nostro Gruppo di lettura si è trattato di una lettura ricca e profonda di un libro a più livelli in cui si intrecciano eventi famigliari e avvenimenti storici, riflessioni del narratore e vicende autobiografiche dello stesso, in un alternarsi di passato e presente.
La scrittura è complessa, i periodi molto lunghi tanto da far perdere a volte il filo, ma che ricchezza di contenuti e di linguaggio!
Tutto ruota attorno al Sogno Americano, rappresentato dallo Svedese e dal suo essere così perfetto, compassato, mitizzato addirittura dagli altri tra cui lo stesso narratore Nathan Zuckerman, che funge da alter ego dello scrittore.
La sua vita così perfetta si sgretola e va in pezzi dopo l'attentato compiuto dalla figlia, e nei cinque anni successivi trascorsi ponendosi incessantemente domande sulla responsabilità dei genitori nelle scelte di Merry.
Fino all'epilogo, con il crollo dello Svedese come padre e come uomo e lo sgretolarsi dell'intera famiglia.
Straziante la sua disperazione di fronte alle scelte di una figlia che diventa irriconoscibile, che si allontana non solo dai genitori ma da un intero modello di vita, quella appunto del Sogno Americano, di chi ce l'ha fatta e si è guadagnato a fatica un posto nel Grande Paese.
Abbiamo sottolineato come lo Svedese sia una persona troppo accomodante e conciliante, troppo perbene, e come infine non sia in grado di prendere una decisione brutale ma necessaria: tornare a riprendersi la figlia, scuoterla, oppure andare alla polizia. Agire insomma e non lasciare che le cose accadano. In questo il fratello Jerry - tanto criticato perché egoista e insensibile, sembra essere invece più realista e concreto.
Ci siamo soffermati anche sul concetto di bellezza femminile che attraversa tutto il libro: dai concorsi per Miss America alla chirurgia plastica, in un alternarsi di atteggiamenti contraddittori: la moglie dello Svedese, Dawn, vuole davvero essere qualcosa di diverso da Miss New Jersey? Oppure è una posa, una finzione anche la sua, visto che poi a salvarla dalla disperazione è un lifting facciale?
L'incontro degli ex allievi della scuola (che offre lo spunto per la biografia immaginaria dello Svedese) è un ritratto impareggiabile dell'americano medio, con le sue paure e le sue false certezze, mentre emergono la futilità e la menzogna che si celano dietro alle relazioni umane.
Ci sarebbero sicuramente moltissime altre osservazioni e commenti da fare su un libro che lascia nel lettore un nodo irrisolto di emozioni e sentimenti.

La trama:

Seymour Levov è un ricco americano di successo: al liceo lo chiamano "lo Svedese". Ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam non coinvolgono anche lui e l'adorata figlia Merry, decisa a portare la guerra in casa, letteralmente. Un libro sull'amore e sull'odio per l'America, sul desiderio di appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.