Fondamenta degli incurabili

di Iosif Brodskij

La nostra recensione

Un piccolo gioiello il cui stile poetico elevatissimo e la fascinazione misteriosa per la città coinvolgono il lettore a livello sensoriale. Talvolta le immagini si presentano anche troppo elaborate e la narrazione si fa difficile. Però nessun altro scrittore è riuscito a cogliere la luce, le sfumature, le suggestioni di Venezia come Brodskij. Sicuramente, come qualcuno del Gruppo ha osservato, c'è un lato oscuro e decadente della città volutamente assaporata dall'autore nella nebbia e nel buio invernali. Ma c'è anche la filigrana dei palazzi, la musicalità dell'acqua, l'occhio che rincorre palazzi e chiese nel riflesso del sole di mezzogiorno. Il titolo originale è Watermark che in inglese significa sia livello (dell'acqua di mare o di fiume) che filigrana (della carta, ma anche in senso figurato). Come spesso accade, la traduzione italiana perde completamente questo importante gioco di parole e il suo duplice significato, richiamando semplicemente uno dei tanti luoghi visitati dallo scrittore. Il libro fu commissionato a Brodskij nel 1989 dal Consorzio Venezia Nuova, (Ente che si occupa della salvaguardia della città) e pubblicato solo in edizione fuori commercio. Solo due anni dopo uscì l'edizione Adelphi in vendita nelle librerie. A metà tra il saggio e la poesia, esprime magnificamente il desiderio di bellezza dell'autore e il suo innamoramento per Venezia. Una Venezia insolita che sicuramente non è quella che conosciamo ma che evoca nel lettore atmosfere e sensazioni molto intense. E la grandezza di alcuni libri e scrittori consiste proprio in questo, nel saper toccare e far vibrare alcune corde nel lettore.

La trama: 

«Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo». Parlare di Venezia significa parlare di tutto – e in particolare della letteratura, del tempo, della forma, dell’occhio che la guarda. Così è per Brodskij in senso pienamente letterale. Questa divagazione su una città si spinge nelle profondità della memoria del pianeta, sino alla nascita della vita dalle acque, da una parte, e, dall’altra, nei meandri della memoria dello scrittore, intrecciando alla riflessione le apparizioni nel ricordo di certi momenti, di certi fatti che per lui avvennero a Venezia. C’è qui, come sempre in Brodskij, l’immediatezza della percezione e il gioco fulmineo che la traspone su un piano metafisico. E, per il lettore, quella percezione, quel contrappunto di immagini e pensieri intriderà d’ora in poi il nome stesso di Venezia.