Frankenstein

di Mary Shelley

La nostra recensione

Il romanzo ha suscitato una vivace discussione e sono emersi spunti e riflessioni interessanti. Siamo partiti dalla struttura del libro, che è quella delle scatole cinesi, con la storia della spedizione avventurosa al Polo Nord che contiene la vicenda centrale di Frankenstein e della sua creatura, per giungere all'epilogo che tira le fila dell'intero romanzo. A qualcuno è parso un po' acerbo e costruito artificialmente, frutto dell'inesperienza della giovanissima scrittrice. Per altri invece la scrittura avvincente e lo stile perfetto sorprendono proprio per il fatto che Mary Shelley avesse solo 19 anni. Nel complesso però per tutti (tranne un paio di lettrici) si è trattato della piacevole scoperta di un classico che non avremmo mai letto di nostra iniziativa. Ancora una volta quindi il Gruppo di lettura diventa occasione di letture altre e diverse dai nostri interessi individuali. Ci siamo poi addentrati nei temi del romanzo: l'accanimento scientifico che talvolta trascende l'etica e diventa pura presunzione e irresponsabilità; il rifiuto del diverso, inteso in senso generale come malato, disabile, straniero, "mostro" da allontanare e respingere. Abbiamo compreso la reazione del mostro che da creatura ingenua e mite (il mito del "buon selvaggio" in auge nel XVIII secolo) diventa feroce e violento, accanendosi contro colui che lo ha creato e poi abbandonato. L'incongruenza sottolineata da qualcuno tra la primitività del mostro e il suo diventare colto nel giro di pochissimo tempo fa parte non solo dell'invenzione letteraria, ma è anche metafora del divenire dell'essere umano da bambino non istruito ad adulto alfabetizzato e acculturato, da uomo preistorico a uomo civilizzato. Abbiamo coniato il nuovo termine "gettitudine" per indicare l'altro grande tema universale, quello dell'essere gettati nel mondo interrogandoci e interrogando i nostri creatori/genitori sul senso e sul perché della vita. Nel caso del mostro poi, il suo essere generato e poi abbandonato infrange l'aspettativa di accoglienza e felicità avviando la discussione sulla generazione responsabile. Il mostro non ha nome, ad indicare il totale rifiuto da parte di Frankenstein che gli nega quindi un'identità e una dignità. E' la società - ovvero "gli altri" - a generare il diverso, che mette etichette e giudica in base alle apparenze; di conseguenza è la società a generare odio e violenza. Bene e Male si confondono e finiscono per diventare una questione soggettiva privando di speranza l'umanità. Traspare in tutto il romanzo il senso di solitudine sia del creatore che della creatura e l'abilità della scrittrice sta nel fatto che il lettore non riesce a prendere posizione, a simpatizzare fino in fondo né per Frankenstein né per il mostro. Il romanzo è intriso di filosofia e letteratura ed è inequivocabilmente autobiografico: ritroviamo in esso la vicenda personale di Mary Shelley, i suoi interessi culturali, la passione per i viaggi e infine le sue letture. E' stato inoltre fatto notare che il titolo completo "Frankenstein ossia il moderno Prometeo" è fondamentale per cogliere il significato del libro e la metafora in esso contenuta. Altri temi fondamentali e cari al Romanticismo sono quelli della natura che accoglie e consola e quello del viaggio e del vagabondare. Pregevoli sono le descrizioni dei paesaggi della Shelley in cui il linguaggio diventa addirittura celebrativo.

La trama:

Nel 1816 Lord Byron, durante una sera tempestosa nella sua villa a Ginevra, propone ai suoi ospiti - Mary e Percy Shelley, e William Polidori - di scrivere, per gioco, cun racconto dell'orrore. Ricollegandosi al mito di Prometeo, Mary scriverà Frankenstein. Una storia che è un groviglio etico, un ragionamento profondo sull'origine della vita: l'angosciante storia di uno scienziato che conduce macabri esperimenti nel tentativo di restituire la vita ai cadaveri. Una favola terribile capace di imporsi con la forza delle immagini e la sua autonomia di mito universale. Uno sconvolgente racconto dell'orrore in cui il mostro è più umano del suo creatore.