Veloce la vita

di Sylvie Schenk

La nostra recensione

Un libro poetico, tenero, profondo ed intenso pur nella sua brevità. La prima cosa che colpisce è l'uso della seconda persona singolare da parte della voce narrante. Spiazzante, per alcuni anche difficile da seguire, ma estremamente coinvolgente ed emozionante perché dà la sensazione di essere di fronte ad uno specchio e il peso degli avvenimenti ti cala addosso e inevitabilmente ti cattura. Il ritmo della scrittura è veloce e incalzante. Romanzo di formazione ricco di temi lasciati volutamente in sospeso perché l'originalità consiste nel porre le domande senza offrire risposte, delegando al lettore il compito di riempire i vuoti con le sue riflessioni e suggestioni. Tante sono le chiavi di lettura racchiuse in 170 pagine in un susseguirsi di dualità, di contrapposizioni che caratterizzano tutto il romanzo e i suoi protagonisti. Accanto al tema della guerra e dell'Olocausto, che i tedeschi fanno di tutto per dimenticare mentre i francesi non possono non ricordare, c'è il tema del conflitto generazionale, che si acuisce nei tedeschi del periodo post bellico in quanto i figli devono fare i conti con i crimini dei genitori. In tutto il romanzo si respira l'aria avvelenata della "colpa", con Henri che non riesce a perdonare e sarà in credito tutta la vita, mentre Johann sembra non porsi il problema (o non vedere) almeno fino a quando in casa di suo padre Louise ritrova i libri della famiglia di Henri, rivelando così che i sospetti a lungo negati erano invece fondati. E ancora la condizione della donna, la difficoltà di essere femmina in un mondo che limita le scelte e la libertà mentre la maternità rimane uguale in tutte le epoche e in tutte i paesi, con la solitudine di fondo tristemente rappresentata dalla "piccola madre" che parla all'armadio aperto. Nessuno dei protagonisti sembra capace di esprimere sentimenti e desideri fino in fondo, eppure il non detto si fa strada comunque: Louise rimarrà sempre legata ad Henri, la suocera invocherà il nome del primo fidanzato olandese, Soon relegherà nei sogni il suo amore per Henri. Altro tema importante è quello della montagna e della natura come luoghi rigeneranti ed autentici in cui ritrovare se stessi. Un diario, un memoriale che sottolinea come guardando la propria vita da lontano (Louise è già vecchia) essa appaia straordinariamente fulminea, una susseguirsi di [pochi]eventi memorabili che coincidono con i titoli dei capitoli del libro, altro elemento originale. Bello già nel titolo e nella copertina che anticipa tutte le immagini collegate ai ricordi in montagna. A volte crudo e violento, ma sempre a tinte pastello, privo di orpelli e fronzoli si legge d'un fiato. Grande apprezzamento quindi, per qualcuno un piccolo capolavoro.

La trama:

In una Lione degli anni Cinquanta che non ha ancora dimenticato i drammi dell'occupazione, arriva Louise che ha lasciato le Alpi francesi e un ambiente famigliare oppressivo. Per lei tutto è nuovo: la vita di una grande città, le avventure, l'amore... Conosce Henri, pianista jazz molto dotato che non riesce ad accettare l'uccisione dei genitori e vive in un'antica casa con una biblioteca ormai vuota perché depredata dai nazisti, e quindi Johann, un ragazzo tedesco, con il quale è amore. Per lui, Louise lascerà la Francia, si opporrà alla famiglia e sceglierà un nuovo Paese, imparerà una nuova lingua... Resta solo un tarlo: quello che Henri le ha svelato prima della sua partenza. Le persone da cui andrà forse non sono così innocenti. "Veloce la vita" è un romanzo dalle molteplici letture che racconta la storia di una donna, della sua indipendenza, della sua forza, delle sue scelte e dell'amore, dei ponti tra le lingue, dei libri letti, dei sogni, delle ombre e delle colpe che ci portiamo dietro - a volte anche quelle di cui non siamo responsabili - della drammatica velocità con cui passa il tempo e con cui anche la vita più piena, alla fine, si consuma.