La cena - Herman Koch

La nostra recensione

Al Club del Martedì il libro è piaciuto quasi all'unanimità. Oltre allo stile e alla scrittura, abbiamo apprezzato l'ambientazione, l'idea di affrontare un fatto così drammatico seduti banalmente a cena, in un ristorante di lusso, in cui l'attenzione principale viene riservata ai piatti semivuoti di cibo comune ma descritto e presentato come si trattasse di una rarità esotica. La discussione procede man mano che vengono servite le varie portate che danno il titolo ai capitoli. Ma il romanzo ha suscitato una bella discussione soprattutto per l'argomento scottante: i figli adolescenti di genitori agiati e "perbene" improvvisamente sbandano, diventano delinquenti e assassini. Il libro pone tutta una serie di domande al lettore che viene lasciato a se stesso, totalmente coinvolto nella vicenda narrata da Paul in cui lo scrittore si astiene dall'esprimere giudizi morali. Ci siamo anzi resi conto che in un primo momento siamo indotti a sostenere le opinioni di Paul nei confronti del fratello e della cognata, dei nipoti ma anche dell'insegnamento, della situazione politica dell'Olanda: persino sulla donna senzatetto che occupa impropriamente uno spazio pubblico, ostacola l'accesso al bancomat e puzza da morire. Allo stesso modo, sempre per bocca di Paul, ci facciamo l'idea che Claire sia una bella persona, una madre attenta e premurosa, una moglie presente e in sintonia con il marito. In fondo è vero che quelli volgari, vuoti e opportunisti sono i cognati Serge e Babette! Poi l'abilità dello scrittore rovescia la prospettiva, confonde il lettore grazie al racconto (e al pensiero) frammentato del protagonista, tra salti nel passato, ricordi che emergono, rielaborazioni dei fatti accaduti. La complicità tra Paul e Claire, e allo stesso tempo i segreti taciuti tra i due, si rivelano a poco a poco suscitando indignazione e/o sgomento nel lettore che si chiede "io cosa farei al posto loro?" Traspare una famiglia (specchio di un'intera società) in cui il rispetto per l'altro, la compassione e l'empatia sono scomparsi per lasciare posto al freddo calcolo, all'interesse personale, all'egoismo e all'affermazione di sé. La violenza verbale e quella fisica diventano strumenti ordinari con cui raggiungere lo scopo. Serge ne esce quasi riabilitato, l'unico ad avere una coscienza morale, ad essere disposto ad assumersi (e a far assumere ai ragazzi) la responsabilità dell'accaduto. Un libro inquietante che suscita indignazione eppure coinvolgente e drammaticamente vero.