Novella degli scacchi - Stefan Zweig

La nostra recensione

Il tema del doppio e dell'alter ego domina il breve romanzo di Zweig, che risente della scoperta della psicoanalisi. Il libro esordisce con un viaggio in mare dove i passeggeri ingannano il tempo giocando a scacchi. Viene poi introdotto il primo protagonista, un ragazzo orfano, rozzo, privo di intelligenza e attitudini ma con un talento prodigioso per il gioco degli scacchi. Senza alcuna immaginazione e capacità di astrazione, Czentovic non gode delle simpatie del narratore che non esita ad esprimere tutte le sue riserve di fronte ai suoi limiti trasmettendole al lettore. L'entrata in scena del dottor B. rappresenta uno snodo narrativo di grande interesse perché introduce una mente fervida e arguta, con delle doti intellettuali straordinarie che permettono al dottore di sopravvivere alla violenza psicologica. Ma lo snodo è importante anche perché immerge il racconto in un contesto storico ben preciso, richiamando immediatamente gli orrori nazisti. La follia in cui precipita il dottor B. e i meccanismi che governano la psiche umana diventano centrali e spostano l'attenzione del lettore dalla nave sulla quale si consuma il viaggio agli insondabili lati oscuri della mente. La sfida a scacchi tra i due protagonisti ha ora inizio: quanto è meccanico e freddo Czentovic, tanto è emotivo e manipolabile B. che finisce per cedere alla sua schizofrenia di fronte all'avversario che lo irrita volutamente con i suoi tempi lunghi e dilatati, confondendolo e privandolo di lucidità. Si confrontano un giocatore che non sa giocare "alla cieca" con uno che invece non riesce a giocare con una vera scacchiera davanti. Per entrambi gli uomini gli scacchi rappresentano la salvezza. E per entrambi il gioco degenera sviluppando da un lato l'arroganza di Czentovic e dall'altro la follia del dottor B. Colpisce il fatto che il narratore consideri arido e sterile il gioco degli scacchi, tanto più che Zweig stesso era un giocatore. Ma probabilmente si tratta di una metafora che contrappone l'uomo eclettico con una cultura a tutto tondo (il dottor B:) all'uomo moderno, nella Vienna nazista, concentrato su un'unica cosa ed abilissimo solo in quella e che non possiede nè spirito critico né forza morale. Appare evidente che per Zweig il decadimento dell'impero asburgico, la fine della "Jung Wien" e l'avvento del nazismo rappresentano uno strappo violento che lo costringerà all'esilio e al rimpianto per un mondo ormai scomparso. E la depressione e il suicidio saranno il drammatico epilogo. Per tutti i lettori e le lettrici presenti la grande abilità di Zweig consiste nel riuscire a concentrare in poche pagine una storia nella storia, entrambe compiute ed efficaci, e a descrivere i personaggi così compiutamente.