Sei come sei - Melania Mazzucco

La nostra recensione

Alla maggior parte delle lettrici e lettori è piaciuto molto il libro di Melania Mazzucco per il ritmo incalzante della scrittura e per il garbo con cui affronta temi molto delicati e difficili. Una vicenda attuale molto ben congegnata, con i giusti ingredienti (secondo qualcuno) per coinvolgere i lettori. Il primo capitolo già introduce uno sguardo sulle dinamiche adolescenziali, trattate con cura ed attenzione: Eva e Loris esprimono in modo inadeguato i loro sentimenti e finiscono per farsi del male a vicenda. Gli atti di bullismo conducono Eva a reagire impulsivamente, rasentando il dramma. Dei due adulti che assistono alla scena alla stazione uno sceglie di non vedere e l’altra travisa il senso di quello che sta accadendo scambiandolo per un gioco. L’unica insegnante più sensibile che ha già colto qualche segnale in precedenza è distratta dal resto della classe. Si svela poi man mano, durante la fuga in treno, la situazione di Eva, allontanata dal padre dopo la morte di Christian e affidata agli zii milanesi. La descrizione della relazione tra Christian e Giose e dei loro sentimenti, dapprima come coppia e poi come genitori, trasmette emozioni universali: il loro incontro, la tenerezza, il desiderio di avere un figlio, il dolore di chi resta dopo la morte del proprio compagno/a non fanno distinzione tra un genere e l’altro, tra coppia etero o omosessuale. Le due famiglie da cui provengono sono molto diverse e diverso è il grado di accettazione della loro vita insieme. Ci è piaciuta la figura della madre di Giose che nella sua semplicità accetta il figlio per quello che è, a differenza della madre di Christian che lo spinge ad un matrimonio fallimentare pur di nascondere la sua omosessualità. Christian e Giose hanno dunque alle spalle esperienze di vita differenti ed esprimono la loro unicità anche nel rapporto con la figlia. Più paterno e celebrale il primo, con un carattere più introspettivo ma anche più determinato; più accudente e quindi materno il secondo, più brioso, fantasioso ed empatico. La loro storia costringe il lettore a confrontarsi con l’esperienza della maternità surrogata, con gli aspetti giuridici legati alla coppia: Giose non ha il diritto di riconoscere Christian dopo la sua morte, così come non ha diritti su Eva come padre. Inevitabilmente il lettore viene condotto a prendere posizione nonostante la scrittrice non esprima mai un suo giudizio. La scrittura asciutta e diretta regala un romanzo che si legge tutto d’un fiato e che diventa analisi sociale sotto vari aspetti ma sottolinea anche il bisogno di costruire un’identità e di trovare risposte da parte dei protagonisti. Christian è l’intellettuale che approfondisce il tema del Tempo nei suoi studi; Giose, abbandonata la carriera musicale, riscopre una nuova identità quando diventa padre ma poi è costretto a ricostruire la sua vita quando il suo ruolo viene ridotto a quello di “amico di famiglia”; Eva alle soglie dell’adolescenza porta già sulle spalle un bagaglio pesante che necessita di nuovi e più stabili equilibri. A molti è parso che Eva sia fin troppo matura e indipendente per i suoi 11 anni, in grado cioè di elaborare sentimenti e situazioni con modalità che non appartengono alla sua età. L’epilogo lascia spazio alla speranza nel ricomporsi della relazione tra Eva e Loris, finalmente in grado di comunicare anche se non a parole, quando Eva scrive il suo nome sul gesso. E lascia un finale aperto anche sul ruolo che Giose assumerà in seguito conducendo il lettore ad una soluzione che sia ottimale per padre e figlia al di là della giurisprudenza.