Questa è la felicità - Niall Williams

La nostra recensione

Un romanzo lirico e appassionato, meravigliosamente scritto. Questo in sintesi il giudizio pressoché unanime del Gruppo di lettura. La scrittura, articolata e complessa, ricca di subordinate e figure retoriche, si concilia con il ritmo lento del mondo rurale di Faha dove lo sguardo del lettore si posa su ogni singolo dettaglio del villaggio e dei suoi abitanti. Il procedere lento della lettura finisce quindi per essere accolto nella consapevolezza che un libro così va centellinato e non divorato. Williams padroneggia tutte le sfumature della lingua, ma anche la traduttrice compie un lavoro eccellente. Già l’esordio con la descrizione della pioggia in tutte le sue varianti e tipologie cattura il lettore e lo introduce in un mondo umido e tetro, fino al Mercoledì Santo in cui il cielo si apre e la luce inonda e riscuote il villaggio con la sua variopinta umanità. Noe rievoca la sua adolescenza, il primo amore, le figure straordinarie di Ganga e Doady e quella di Christy, suo mentore e maestro di vita. E in questo racconto di un uomo anziano che ha già vissuto tutta una vita e che ricorda un tempo ormai lontano ci caliamo completamente, assorbiti e ammaliati dai protagonisti e dai personaggi minori, dall’esistenza priva di agi e comodità in cui il telefono in bachelite nera è un oggetto misterioso e l’elettricità non è ancora arrivata. Senza alcun rimpianto ma con la giusta dose di nostalgia commista ad una irriverente ironia, Noe ci accompagna in un angolo remoto dell’Irlanda e a piccole dosi ci regala la sua Storia che diventa – grazie all’abilità dello scrittore – la Storia di ciascuno di noi. Romanzo di formazione, in cui il protagonista è alla ricerca della sua identità e della spiritualità perduta, offre una trama piuttosto semplice ma non per questo lineare e piatta. Ci sono infatti più snodi narrativi: l’arrivo di Christy – che coincide con la fine della pioggia - l’incidente di Noe e il suo incontro con Sophie Troy, l’ultima ritrovata connessione tra Christy e Annie Mooney. Tutto si svolge in poche settimane, in cui l’amicizia e il sodalizio tra Christy e il giovane Noe diventano il tema centrale attorno al quale si muovono il mondo esterno e i membri di un’intera comunità. Ma il movimento principale appartiene ai due protagonisti: “Nel corso di una vita si aprono diverse porte e mentre correvo penso di aver capito di averne una di fronte” afferma Noe andando incontro a Christy che fa il bagno nell’estuario. Christy e Noe finiscono infatti per salvarsi a vicenda condividendo il dolore di un amore irrisolto, entrambi ad un bivio nelle loro vite. Quello di Faha è un piccolo mondo in cui si accettano tutti gli eventi per quello che sono – fatti della vita – e la felicità consiste nelle piccole cose e nella rivelazione improvvisa che essere vivi in una giornata qualsiasi è Felicità. Ci sono molte scene esilaranti e l’ironia e la leggerezza trapelano dalle pagine senza nulla togliere all’intensa emotività della narrazione. Lo sguardo attento di Noe osserva tratti e comportamenti di ogni singolo personaggio rivelandone l’essenzialità in poche sagaci parole. La musica irlandese svolge un ruolo centrale in tutto il libro, accompagnando le peregrinazioni in bicicletta di Noe e Christy ed esprimendo con il suo linguaggio universale tutta la gamma di emozioni umane. L’epilogo infine mette in luce il cambiamento che si è verificato, nel paesaggio rurale come nelle persone: l’arrivo dell’elettricità, la consapevolezza di Noe di se stesso e della propria esistenza. E, a conclusione di tutto, le prime gocce di pioggia dopo mesi chiudono un tempo eccezionale e straordinario per Faha e i suoi abitanti.