Il libraio di Venezia - Giovanni Montanaro

La nostra recensione

Giudizio quasi unanime del Gruppo di lettura su questo romanzo che non ha appassionato tutti allo stesso modo ma è riuscito a coinvolgerci emotivamente per l’ambientazione, per il candore e l’amore sconfinato dell’autore per la sua città. Per la maggioranza di noi il sentimento prevalente è stato quello della nostalgia, per una Venezia vissuta o frequentata che abbiamo ritrovato in queste pagine che hanno rispolverato ricordi di un’altra Acqua Granda, quella del 1966. Alcune lettrici non avevano avuto idea della portata dell’evento del 2019 finché non hanno letto questo libro e riscoperto nel romanzo cosa significhi vivere in una città assediata dall’acqua, in cui le librerie (così come le biblioteche) sono state colte di sorpresa non riuscendo a mettere in salvo tutti i libri. Perché le previsioni non sono state rispettate. Perché la marea ha raggiunto un livello record: 187 cm.. La scrittura e la trama sono molto semplici, la lettura è scorrevole. Ma quello che colpisce è la delicatezza con cui le storie personali si intrecciano mettendo in luce una comunità unica con i suoi ritmi lenti e genuini, i suoi sentimenti sinceri e spontanei. Ci sono piaciuti soprattutto alcuni particolari descritti: la dimensione del Campo, della vita condivisa attraverso i balconi che si affacciano sulle calli e sulle case altrui; la solidarietà tra vicini che condividono la stessa sorte ma anche quella che arriva da persone estranee che corrono in soccorso per salvare il salvabile, per dare una mano, per aiutare una città che è nel cuore di tutti. E poi quell’odore tipico delle calli e quello della carta nelle librerie veneziane che le parole dello scrittore rendono vivi e reali. Anche i personaggi sono ben delineati: Vittorio – che veneziano non è - con il suo amore per i libri e per la città. Sofia, così giovane tenace ed entusiasta. Rosalba il cui sguardo racconta gli eventi che accadono, le storie e i sentimenti degli altri protagonisti. E poi c’è la storia d’amore, immancabile se vogliamo, ma così tenera e per niente scontata tra Vittorio e Sofia con i loro vent’anni di differenza. Non c’è alcuna vena polemica nel libro ma solo un senso di impotenza e arrendevolezza all’acqua che i veneziani conoscono molto bene. Quell’acqua scura che sale - di notte – dai canali ma anche da ogni fessura dei masegni e sembra voler trascinare via qualsiasi cosa e persona. Ma che alla fine si ritira, lasciando alle sue spalle lo sfacelo e i danni da contare. Eppure in quel Campo si coglie l’occasione per festeggiare, per riunirsi e risollevarsi tutti assieme - per l’ennesima volta – dopo l’Acqua Alta e per riallacciare le fila di tutte le storie: quella di Rosalba e del suo negozio ormai sfitto, quella di Vittorio che può dare un’altra occasione alla sua libreria. Particolarmente apprezzata la lista delle librerie indipendenti alla fine del romanzo e la destinazione dei proventi del libro ad esse.