Giardino d'inverno di Renaud Dillies e Grazia La Padula

Avete presente quelle storie malinconiche in cui sperate con tutto il cuore che finiscano con un lieto fine perché i protagonisti se lo meritano?

Giardino d’inverno” (Tunuè) è proprio una di quelle storie. Un perfetto mix di tenerezza e tristezza che vi coinvolgerà per 64 pagine.

In questo fumetto la sceneggiatura di Renaud Dillies e i disegni di Grazia La Padula si inseguono, si completano e si uniscono alla perfezione.

La prima tavola già ci fa capire il tenore della storia: un uomo piccolo piccolo cammina sovrastato da palazzoni altissimi e opprimenti. È Sam che torna a casa, nella sua squallida e decadente casa, con tanto di un tossico nell’atrio, sporcizia ovunque, topi e perdite d’acqua.

La sensazione di disagio e tristezza è tanta anche perché ogni volta che Sam esce di casa, lo vediamo camminare a testa bassa, in una città brutta, costantemente sotto la pioggia, circondato da facce poco raccomandabili e indifferenti.

“Nell’indifferenza generale, vomito… e questo cazzo di pianeta continua a girare… e io vomito…”

Ma in mezzo a tutto questo c’è anche un raggio di sole: Lili, la sua ragazza, che illumina le tavole (e la vita di Sam) con la sua esuberanza, ottimismo e amore.

La svolta inaspettata avviene con lo strano incontro con un vicino, un anziano signore che accoglie in casa Sam scambiandolo per suo figlio.

Alla fine la pioggia smetterà, riusciremo a vedere persino Sam fischiettare sorridente e le tavole grigie e tristi di questo graphic novel lasceranno il posto ai colori e alla vita.

Emblematiche in questo senso sono le tavole che vi mostriamo anche qui sotto: sotto la solita pioggia Sam e Lili si tolgono degli ingranaggi dalla schiena (metafora di una vita monotona e già decisa) per indossare delle ali con le quali volare al di sopra della pioggia, nel sole.

Sono ingranaggi che tutti noi abbiamo e che proprio lì, in mezzo alla schiena, sono impossibili da togliere da soli. Ecco allora il significato del fumetto: c’è sempre il sole oltre le nuvole e con l’aiuto delle persone vicine sarà più facile trovarlo…

“La sua dolce follia mi ha aperto gli occhi… ero una macchina che, senza saperlo, funzionava seguendo il ritmo di una routine quotidiana… come un prodotto da supermercato. Una macchina senza un sogno… senza un sogno vero!”