5 è il numero perfetto di Igort

Se il mondo del fumetto italiano ha fatto un enorme salto di qualità, da un po' di anni a questa parte, lo dobbiamo anche a grandi autori come Igort, al secolo Igor Tuveri.
L'aria di rinnovamento che si respira oggi è anche e soprattutto merito suo, non solo in quanto autore (e di conseguenza ispiratore), ma anche grazie ai ruoli di lungimirante talent-scout e divulgatore rivestiti all'interno della Coconino Press, casa editrice da lui stesso fondata.
Difficile riassumere in poche parole una vita di continuo lavoro, di avanguardia, viaggi e scoperte come questa. Di sicuro c'è un preciso momento nella sua carriera a cui dobbiamo l'amore per la sperimentazione grafica e narrativa dell'Igort che conosciamo oggi: l'entrata nel gruppo dei Valvoline, poco più che ventenne. Fondato nei primi anni '80, il collettivo Valvoline è stato importantissimo per lo sviluppo del fumetto in Italia (va ricordato che in quel periodo non si parlava ancora né di graphic novel né di manga e a parte Crepax e Pratt i fumettisti pubblicavano per lo più su riviste). Igort e gli altri sentivano il profumo della novità che veniva dall'America, basti pensare a Maus di Spiegelman o a Contratto con Dio di Eisner, e hanno cercato di reinventare il genere in Italia. Lo stesso Igort racconta che decisero di imporsi la regola della griglia delle tavole a sei vignette, all'interno della quale ognuno poteva sbizzarrirsi nella libertà creativa. Sì quindi allo spazio per la sperimentazione ma con un occhio sempre alla struttura del racconto.

Igort parte poi alla volta del Giappone, dove farà amicizia anche con Jiro Taniguchi.
Sarà un'esperienza di 10 anni, e il Giappone si dimostrerà una vera e propria scuola per l'autore.

Nel 2002 esce "5 è il numero perfetto", da molti considerato il suo capolavoro.

Peppino Lo Cicero è un guappo ormai in pensione, basta omicidi, nella sua vita ormai contano solo la pesca e suo figlio Nino, che ha ereditato il lavoro del padre. Ma un giorno qualcuno tradisce e il figlio da carnefice si trasforma in vittima. Peppino viene sconvolto dalla notizia, ma sarà proprio questo a fargli decidere di tornare sulle strade, pistola alla mano, a confrontarsi con il suo passato, vecchi amici e vecchi nemici.
E dovrà combattere anche con i cambiamenti che hanno sconvolto il "suo" mondo, lui vecchio uomo d'onore che si trova catapultato in un mondo dove i valori sono completamente cambiati.

"5 è il numero perfetto" riprende la migliore tradizione del noir. Fra le cose che colpiscono di più c'è il dialetto napoletano, perché è Napoli la co-protagonista in questo fumetto, e poi ancora una volta l'utilizzo, a fianco del bianco e nero, del colore grigio-blu a dare ancora più forza al disegno di un Igort qui in uno stato di grazia. Insomma, tra sparatorie e viaggi onirici, assistiamo ad una seconda vita di Peppino Lo Cicero che potrà portarlo alla pace interiore.

Gli eroi di Igort anche in questo romanzo sono semplicemente dei gregari, non il boss della mafia ma un uomo di una certa età che per tutta la vita ha solamente eseguito ordini. E come sempre l'attenzione viene portata sull'umanità del personaggio: spesso capita che nei fumetti di Igort i protagonisti svolgano azioni normalissime come soffiarsi il naso o grattarsi (vi immaginate Capitan America che si soffia il naso?), oppure ci porta a seguire il protagonista anche nella noia di un viaggio in macchina.
Questa graphic novel ha vinto nel 2003 il premio come miglior libro dell'anno alla Fiera di Francoforte (e non è poco...), è costato una decina d'anni a Igort (comincia a scriverlo nel 1994 in Giappone), consacrandolo nel mondo dei fumetti italiani e non solo.

Quest'anno è uscito il film tratto da questo fumetto, per la regia dello stesso Igort con Toni Servillo nei panni di Peppino Lo Cicero.