Così ha inizio il male - Javier Marías

La nostra recensione

“Così ha inizio il male” di Javier Marías è stata una lettura decisamente impegnativa per i lettori del nostro gruppo di lettura. Il ritmo particolare impresso al romanzo dallo scrittore spagnolo, con i suoi tipici rallentamenti e le sue disgressioni, alternate a dialoghi serrati e ad accelerazioni della trama, hanno richiesto ai lettori un impegno notevole nella lettura. Nonostante lo stile narrativo non sempre agevole, la trama del libro ha suscitato l’interesse di tutti i partecipanti del nostro gruppo. La storia privata, intima, di un matrimonio si intreccia magistralmente con le vicende sociali e politiche della Spagna appena uscita dal dramma del franchismo e della dittatura. Con grande maestria Marías intesse una fitta trama di personaggi e di relazioni, ma il punto focale della storia sono i coniugi Muriel, Eduardo e Beatriz. Sposati da più di quindici anni, genitori di tre figli, Eduardo e Beatriz, conducono una vita agiata in un quartiere benestante di Madrid. Grazie al lavoro di regista cinematografico di lui, la coppia è solita ospitare ed intrattenersi con intellettuali, artisti, ricchi imprenditori e nulla lascerebbe intuire la frattura profonda che ormai separa marito e moglie. Man mano che la finzione della felicità coniugale viene dissipata, la curiosità del lettore si accende come di fronte ad un romanzo giallo. Perché Eduardo prova tanto rancore verso Muriel? Quale può essere la causa di un comportamento così tenacemente vendicativo? E come può lei continuare ad amare perdutamente un uomo che la tratta in modo riprovevole? Le domande che si agitano nella mente del lettore sono le stesse che si pone Juan De Vere, la voce narrante del romanzo, un giovane assistente regista che trascorre gran parte del suo tempo tra le mura domestiche dei Muriel, suo malgrado testimone del dolore di Beatriz e del fermo rancore di Eduardo. Lo sfondo sociale in cui si pone al vicenda, quello della Spagna del 1980, è probabilmente l’aspetto che più è stato apprezzato dai nostri lettori e che ha suscitato il dibattito più acceso. Dopo gli anni drammatici, le violenze e i soprusi di una lunga dittatura, la Spagna è pronta a incominciare il nuovo decennio all’insegna dell’euforia per la riconquistata libertà. Eppure la volontà di voltare pagina e di pacificare gli animi, se non dimenticare, non basta quando risalgono alla superficie drammi tanto tremendi e colpe tanto pesanti da scuotere le coscienze. È questo il caso del vecchio pediatra e amico di famiglia, Van Vechten, sul cui conto circolano voci infamanti e terribili, che Juan scoprirà ben presto essere tutt’altro che infondate. Ma ha davvero senso, ora, pretendere di conoscere la verità, dopo che tutto è finito e nulla del passato si può cambiare? E perché un torto subito sulla nostra pelle ci pare più imperdonabile di quello capitato ad un estraneo? “Così ha inizio il male, e il peggio resta indietro”, il celebre verso di Amleto, ritorna più volte nel corso del romanzo a ricordarci che solo dopo che ci si è arresi di fronte al passato il peggio può rimanere indietro, e perdersi nella memoria. Ed è così che ha inizio il male, la possibilità di replicare l’errore, in un ciclo apparentemente senza fine.