Le merendanze

di Clara Sereni

La nostra recensione

Un libro giudicato lieve da tutti i componenti del Gruppo di lettura, nonostante tratti temi importanti e dolorosi come la solitudine, la vecchiaia, la malattia mentale, l'emarginazione sociale. Tutte le protagoniste - rigorosamente donne - soffrono di una qualche forma di solitudine e isolamento: Giulia che vive solo per il figlio che però è poco presente e quasi incurante; Laura , sempre inadeguata, in conflitto con la madre Valeria e con la giovane figlia. Lucilla, che ha scelto la carriera rimanendo single e che sente il peso dell'età che avanza, Francesca e Caterina strette in una relazione che è oramai solo di appoggio e aiuto, la prima alla ricerca di una ricollocazione professionale e la seconda gravemente disturbata da una qualche forma di psicosi. E poi c'è tutto il coro di donne extracomunitarie, ciascuna con la sua storia di sofferenza e umiliazione. Il riscatto arriva attraverso la solidarietà che si crea tra tutte queste figure femminili: il piacere di un progetto comune trasforma le protagoniste che finiscono per reinventarsi (così come inventano il sostantivo "merendanze") assumendo ciascuna una sua più precisa e sicura identità. Bello e piacevole, con una scrittura e uno stile scorrevoli affronta situazioni reali e concrete descrivendo i sentimenti e gli stati d'animo con grande cura e capacità, senza assumere mai toni tragici o drammatici. Che alla fine il progetto solidale riesca o meno non ha alcuna importanza: il fulcro del romanzo è il corpo centrale, l'evolversi di queste donne che escono dalla loro condizione di isolamento per fare qualcosa di buono e significativo per le altre.

La trama:

Caterina, Francesca, Giulia, Laura, Lucilla. Cinque donne come tante, alle prese con i cambiamenti piccoli e grandi che il mondo e la vita impongono: l'amore che non c'è più o che si affievolisce, il vuoto minaccioso dietro una professione di successo, la "sindrome da nido vuoto" per i figli che si allontanano, un precipitare improvviso verso il basso della scala sociale, un disagio che forse è pazzia. Cinque donne, e poi tante altre, diverse: che arrivano da altri mondi, da lontano, con storie amare alle spalle e davanti a sé un futuro incerto. Ragazze-madri, tossiche, prostitute, che sembrerebbero potersi accontentare di una briciola per poter sperare. Da un impulso, da un primo incontro, come un'avventura nasce l'idea di un'iniziativa per raccogliere fondi, che è anche il modo per mettere alla prova creatività, inventiva, coraggio. Un po' merenda e un po' pranzo, per metà impegno e per metà divertimento, il progetto del "merendanzo" prende corpo via via che il gruppo di donne si costruisce e si consolida. C'è la paura di confrontarsi con il nuovo, c'è il desiderio e la capacità di fare, c'è la voglia di solidarietà, ma anche quella di sentirsi generose, di fare un po' di carità, insomma di sentirsi buone senza mettersi in discussione, senza pagare un dazio alle contraddizioni. Ma quel progetto rappresenterà, per tutte, uno scarto dalla continuità del quotidiano: un deragliamento piccolo, quasi irrilevante, sufficiente però a cambiare assetti consolidati, abitudini, priorità.