L'uomo che piantava gli alberi

di Jean Giono

La nostra recensione

Un libricino semplice e breve che però non è banale. Pubblicato in Italia in edizione per ragazzi, è in realtà rivolto a qualsiasi lettore, Senza pretese letterarie, scritto in forma di memoriale, è tuttavia ricco di contenuti: la perseveranza e la costanza nel perseguire gli obiettivi, la capacità di pazientare ed attendere i risultati, il desiderio di lasciare qualcosa di tangibile ai posteri, incuranti di ottenere qualcosa in cambio per sé. I temi sono vari: la tutela dell'ambiente, la riforestazione, ma anche la solitudine dell'uomo - derivata in parte dalla vecchiaia - come risorsa e resistenza, o meglio resilienza (come ha detto un lettore), cioè la la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Un racconto suggestivo e edificante che regala ottimismo e fiducia nel genere umano. Una storia che contiene il germe di una rivoluzione silenziosa destinata a lasciare il segno: piantare alberi significa tramandare la vita stessa, lanciarsi in un progetto che diventa una vera e propria missione e un esempio per tutti. Il racconto è molto toccante e molti lettori hanno creduto fosse una storia autobiografica.

La trama:

Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest'uomo stava compiendo una grande azione, un'impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta "come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione".