In mezzo scorre il fiume - Norman Maclean

La nostra recensione

Un libro controverso, duramente criticato da molte/i lettrici/lettori per la pedanteria con cui è descritta la pesca con la mosca, una sorta di rito religioso per Norman, Paul e il padre. Noioso quindi e non coinvolgente, anche per lo stile troppo asciutto e poco descrittivo di emozioni e sentimenti che vengono invece sottaciuti e lasciati all'interpretazione di ogni singolo lettore. Per gli altri partecipanti al Gruppo di lettura si è trattato invece di un libro sicuramente faticoso nella prima parte ma che si apre inaspettatamente in un ampio respiro nella seconda, quando entrano in scena i famigliari e il cerimoniale della pesca coinvolge anche le donne di famiglia. Quello che emerge è un quadro famigliare complesso, a tratti burrascoso, in cui la pesca diventa una sorta di atto salvifico, di redenzione. Così il cognato viene convinto ad andare a pescare con Norman e Paul per imporgli un po' di disciplina (e invece sarà il guastafeste della situazione e rovinerà la giornata agli altri due). E Paul viene coinvolto in quella che per lui è l'arte suprema, in cui il suo corpo e l'azione della pesca diventano un tutt'uno elegante e armonioso, l'apice della Bellezza. La seconda parte del romanzo sarebbe insignificante senza la prima, in cui la tecnica della pesca serve a trasmettere al lettore l'affiatamento tra il padre e i figli, l'incomunicabilità tra di loro al di fuori dalle acque del fiume, l'ammirazione per Paul, più talentuoso e virtuoso, ma anche la gelosia di Norman per questo fratello scapestrato ma preferito da entrambi i genitori. Il posato Norman, la cui vita è un esempio impeccabile di rigore ed onestà, si fa carico del fratello più estroso ma anche più tormentato, sempre al limite tra una rissa e l'altra, tra una donna e l'altra e dedito al gioco e alle scommesse. Tutte queste dinamiche si rivelano però al lettore passando attraverso una descrizione dettagliata e quasi maniacale della pesca, in cui il fiume diventa metafora della vita e di ciò che accomuna e al tempo stesso separa Norman e Paul. Apparentemente nulla accade in questo romanzo, eppure un'intera esistenza scorre, meravigliosa e insidiosa come il fiume, e nel rievocarla Norman dipinge il ritratto del Montana selvaggio del primo '900 e quello di una fitta rete famigliare che si regge sulla solidità delle donne. Un'elegia dedicata a Paul ma anche un libro scritto quando non c'è più nessun altro a poterne condividere il ricordo. Prima opera narrativa del settantaquattrenne Maclean, questo romanzo autobiografico è anche un atto espiatorio per non essere riuscito ad evitare a Paul il tragico - ma prevedibile - destino. Abbiamo apprezzato alcuni punti salienti, come la morte annunciata di Paul che già si intuisce sul fiume, mentre pesca al di là delle acque mentre Norman e il padre assistono alle sue prodezze ma anche alle sue difficoltà senza intervenire in suo aiuto, convinti che comunque Paul ce la possa fare e incantati invece dalla sua perfezione. Dal libro è stato tratto il film omonimo nel 1992 per la regia di Robert Redford, aggiudicatosi l'Oscar per la migliore fotografia.