Una cosa divertente che non farò mai più - David Foster Wallace

La nostra recensione

Il saggio “Una cosa divertente che non farò mai più” del celebre autore americano David Foster Wallace ha diviso i lettori del nostro gruppo di lettura. Secondo alcuni, il reportage giornalistico sulle crociere extra-lusso commissionato dalla rivista Harper’s all’autore, non aveva certo la pretesa di essere un rilevante testo narrativo quanto, piuttosto, di essere ciò che effettivamente è: un semplice diario di viaggio. Caratterizzato dalla pungente ironia e dallo stile molto originale di Wallace, per alcuni lettori lo scopo del saggio è stato raggiunto, descrivendo efficacemente il mondo effimero e vuoto di questo tipo di industria d’intrattenimento. Molti altri lettori hanno trovato invece noioso e ripetitivo il testo, appesantito anche dal costante uso delle note a piè di pagina che hanno reso l’esperienza di lettura frammentata e discontinua. Molte note sarebbero state più apprezzate se inglobate all’interno del testo principale, visto che molti lettori le hanno considerate tra le parti più riuscite e comiche di tutto il libro. Chi ha iniziato la lettura aspettandosi un libro “leggero” è in generale rimasto deluso: la lettura è pungente e satirica ma non ha divertito i partecipanti del nostro gruppo come ci si attendeva. Forse la causa è da rintracciare anche nella traduzione del titolo in italiano che ha eliminato la parola “supposedly”, ovvero “presumibilmente”, prima del termine “divertente”. La vacanza gratuita extralusso che doveva essere presumibilmente il massimo del divertimento, per David Foster Wallace si è rivelata ben altro: una settimana in cui crogiolarsi nelle proprie fobie e in cui osservare con sempre crescente fastidio la vacuità e i vizi dei benestanti vacanzieri che lo circondano. Alcuni lettori non hanno apprezzato la critica mossa dall’autore all’industria delle crociere di lusso, ritenendo che lo sfruttamento del personale sia una prassi comune a tutto il settore turistico e rivendicando il diritto di ciascuno di scegliere liberamente in quale modo trascorrere le proprie vacanze, senza dover essere per questo motivo giudicato.