Libera nos a malo - Luigi Meneghello

La nostra recensione

“Libera nos a malo” ha suscitato un dibattito vivace e piacevole all’interno nel nostro gruppo di lettura. Tra ricordi d’infanzia, racconti tramandati da genitori e nonni e aneddoti della vita contadina del nostro territorio, è stato interessante e coinvolgente cercare di far rivivere, un mondo ormai perduto, ispirati dal bellissimo libro di Luigi Meneghello. In parte trattato sociologico, in parte autobiografia, “Libera nos a malo” andrebbe assaporato senza fretta, godendo pienamente dell’abilità con cui Meneghello mette su carta i suoi ricordi in un riuscitissimo flusso di coscienza. Non è sempre semplice districarsi nel labirinto linguistico creato dall’autore: il passaggio continuo dall’italiano al dialetto vicentino, con qualche riferimento anche al latino e alle lingue straniere ha richiesto attenzione e tempo nella lettura. L’umorismo di Meneghello è uno degli elementi più apprezzati dell’opera: con uno humour molto British (probabilmente frutto della sua lunga permanenza in Inghilterra come professore all’Università di Reading) la lettura regala continui sorrisi. L’autore riesce a far rivivere una vita tutt’altro che semplice, in cui povertà, analfabetismo, mortalità infantile erano purtroppo ancora mali diffusissimi, dando spazio a momenti di inaspettata comicità. Dai giochi tra ragazzi, spesso tutt’altro che innocenti, alle prime maldestre “tresche” amorose, si scoprono ritratti meravigliosi di bambini che giocano a fare gli adulti molto prima di quanto si possa immaginare. La vita religiosa è uno degli aspetti che più ha colto l’attenzione dei nostri lettori. Le esilaranti confessioni dei ragazzini, la catechesi, le inevitabili bestemmie, le prediche che, per essere più comprensibili alla gente del luogo, erano solite concludersi con un laconico “bisogna essare boni”: Meneghello fa capire come, fin dalla più tenera età, la religione e la fede fossero il perno attorno al quale ruotava gran parte della vita contadina. Nella seconda parte del libro l’autore descrive il paese di Malo alle prese con i tumultuosi cambiamenti degli anni Sessanta. Il progresso industriale e sociale hanno di certo cambiato molto nella società contadina: Meneghello non esprime un giudizio, non ricorda con nostalgia un mondo morente. Si limita ad osservare i mutamenti e a descriverli. Qualcosa che sembra resistere nel tempo nonostante tutto è il forte senso di comunità che si respira nel paese: uniti forse dal dialetto, forse dalla fede religiosa, forse dall’avere tanto “tribolato” fianco a fianco, i paesani continuano a vivere gran parte della loro esistenza insieme, condividendo usanze e tradizioni, in un’unione tra poveri e persone agiate che in un Paese come l’Inghilterra l’autore fatica a vedere.