I doni della vita - Irène Némirovsky

La nostra recensione

Ha catturato tutte le lettrici e i lettori la scrittura raffinata, elegante e sobria di questa grande scrittrice la cui vicenda personale ha colpito profondamente chi ancora non aveva avuto modo di leggerla e conoscerla. Il romanzo abbraccia trent’anni di storia e quattro generazioni della famiglia Hardelot ed è, purtroppo, drammaticamente attuale. Pierre e Agnès sono gli indiscussi protagonisti, con il loro amore assoluto che con grande determinazione e forza si impone su tutto, sia sulla volontà dei famigliari, sia sulle avversità della vita. Non si tratta di una debole fiamma, ma di un sentimento profondo e duraturo che ha basi solide ed intreccia e fonde le loro vite. Ma anche altri personaggi hanno uno spessore e un ruolo determinanti. Il nonno Julien innanzitutto, fulcro attorno al quale ruota la famiglia, uomo esemplare per il quale il titolo la posizione sociale e il denaro hanno un valore inestimabile e indiscutibile. Charles con la compostezza e il senso del dovere con cui asseconda la volontà del padre e mantiene gli equilibri famigliari. Infine Pierre che precorre i tempi con il suo coraggio di andare controcorrente ed opporsi alle aspirazioni del nonno che lo vorrebbe a dirigere la cartiera assieme ad una moglie di pari lignaggio. Abbiamo sottolineato come le donne abbiano un ruolo determinante nel romanzo, ma i protagonisti maschili non sono meno caratterizzati e descritti nelle loro inclinazioni e personalità. Tuttavia sono le donne a tessere la trama e a dimostrarsi volitive: la signora Florent che con astuzia combina il matrimonio; Simone che diventa socia nella conduzione della Cartiera; Agnès stessa che si impone e prende decisioni in grado di produrre cambiamenti. Tutte donne combattive, pronte ad assumersi delle responsabilità, per nulla piegate alle convenzioni sociali. La scrittrice possiede l’abilità straordinaria di raccontare una vicenda densa e profondamente umana, senza colpi di scena o snodi narrativi rilevanti ma mettendo in campo personaggi sviluppati a tutto tondo, con una visione d’insieme che sembra offrire uno sguardo dall’alto ma non per questo distaccato o privo di emozioni. Il suo è uno stile fluido ed armonico, incredibilmente efficace. Tutti siamo rimasti colpiti dall’ottimismo serpeggiante tra il popolo francese che non credeva ad un secondo conflitto, che ancora confidava nella diplomazia e nel buon senso. A pagina 45 questa frase in particolare risulta oggi drammaticamente attuale: “…mobilitazione non vuole dire guerra. E del resto, sono assolutamente convinto che una guerra mondiale debba svolgersi senza spargimento di sangue. Capisci bene che se non fosse così, se ogni potenza mettesse in campo tutte le sue forze, con lo spaventoso progresso dell’industria bellica….sarebbe una tremenda carneficina che decreterebbe la fine della civiltà umana.” Straziante la scena in cui Charles entra in chiesa per pregare per il nipote e per la gioventù francese che verrà spazzata via dalla guerra e in cui lui stesso perde la vita sotto le macerie dell’edificio bombardato. Eppure non c’è giudizio da parte della Nemirovsky sul conflitto, sull’invasione tedesca, sulla distruzione che segue: si percepisce anzi la ferma convinzione che la vita va comunque avanti, che la Natura stessa con i suoi paesaggi spettacolari e il passare delle stagioni non tenga conto delle tragiche vicende umane. Che l’uomo in fin dei conti sia poca cosa. E allora ciò che davvero conta e che resiste e sopravvive a tutto è l’Amore. I doni sono dunque le piccole cose, quotidiane e semplici, della vita. Ciò che si raccoglie di dolce e di amaro nel corso della propria esistenza, condividendolo con la persona amata. Le ultime righe del romanzo sono di una bellezza toccante e lasciano accesa la speranza, quella di Agnès, che è anche quella della scrittrice che non cede mai alla disperazione.