La donna della domenica - Carlo Fruttero

La nostra recensione

Ha creato qualche difficoltà la descrizione ed introduzione di tanti, troppi (per qualcuno) personaggi in una Torino austera e un po’ snob degli anni Settanta. Chi si aspettava un Giallo tradizionale è rimasto deluso perché se è vero che ci sono un crimine e un’indagine da svolgere, questi appaiono tutto sommato quasi irrilevanti rispetto agli altri contenuti del romanzo. Scritto a quattro mani, da un duo collaudato e in perfetta armonia intellettuale e creativa, “La donna della domenica” è un ritratto della Città di Torino, vera protagonista, e dei suoi mondi diversi e inconciliabili: l’Ambiente snob ed annoiato dei ricchi, , quello della Polizia in cui tutti o quasi sono meridionali, quello dei dipendenti pubblici tra cui spicca la figura venerabile del Geometra. La divisione poi tra l’ambiente urbano e la collina ricalca quelle che sono le potenzialità e le possibilità economiche di chi ci vive: i ricchi si rifugiano nel verde dominando la città industriale e caotica. La Torinesità del romanzo è il tratto peculiare, accompagnato da un’ironia di fondo che si coglie soprattutto nello sguardo attento di Santamaria, nelle sue riflessioni e commenti su situazioni e personaggi. È lui a condurre l’indagine e lo fa grazie alla sua rete di conoscenze, muovendo fili e seguendo tracce all’interno di una città che gli appare grigia e inospitale ma sotto sotto si scopre passionale. Basta conoscerla. E saper dove cercare. Leggero ma non banale, descrive con garbo e grazia un tempo che ci siamo lasciati alle spalle – gli anni 70 – suscitando un po’ di nostalgia se il lettore ha vissuto quegli anni oppure creando una sorta di smarrimento nel lettore più giovane: le cabine telefoniche con i gettoni, le 500, le Alfa della polizia, il Punt e Mes….sono dettagli che le ultime generazioni fanno fatica a mettere a fuoco. I personaggi sono riconoscibili in “Tipi”: Lello intelligente ma sempre inadeguato e un po’ nevrotico; il Campi con il suo segreto così difficile da svelare in quel periodo e in quel contesto sociale; Anna Carla bella, annoiata e nullafacente; Bonetto che si crea situazioni e nemici immaginari per scoprire alla fine che tutto il suo sapere e i suoi studi nascondono in realtà una passione più carnale per le americane; l’architetto Garrone, volgare ed ambiguo, che nessuno rimpiange (tantomeno il lettore) dopo l’assassinio. Tutti si muovono in una città che sta crescendo troppo in fretta, con cantieri aperti ovunque per accogliere gli operai della FIAT che arrivano dal Sud, immigrati di ieri derisi e disprezzati dai torinesi DOC. Pur essendo un romanzo circoscritto ad una città e ad periodo storico, si ritrovano alcune osservazioni senza tempo, valide allora e sempre. E addirittura alcune “profezie” che anticipano i tempi futuri, come quella della cremazione che sostituirà la sepoltura nel giro di cinquant’anni. Scrittura e stile sono impeccabili: abbiamo notato che la ricchezza di vocabolario così come la costruzione sintattica difficilmente si riscontrano nei romanzi cosiddetti “leggeri” contemporanei. Per alcuni di noi un romanzo piacevolissimo, fonte di puro divertimento.