Tempo di imparare - Valeria Parrella

La nostra recensione

Per la maggior parte dei lettori presenti il romanzo è risultato avvincente e profondo. Narrato in prima persona e rivolto in parte a se stessa e in parte al bambino, è una dichiarazione d'amore nel confronti del figlio in cui tuttavia la fatica e il dolore sono espressi senza filtri e mediazioni. Il romanzo è diviso in due parti: nella prima sono la rabbia e la frustrazione ad avere il sopravvento mettendo in risalto le paure e la disperazione della madre. Nella seconda esce invece la forza della protagonista grazie all'accettazione del figlio e alla solidarietà e vicinanza degli altri genitori Boh. Il gruppo riesce a trasformare in bellezza persino i sentimenti ambivalenti e diventa un ponte che unisce nella difficoltà e nella battaglia collettiva contro l'insensibilità della società. Emblematico il titolo in quanto la madre si sta attrezzando per affrontare il domani così incerto in cui le differenze si acutizzeranno con l'ingresso di Arturo nel mondo. Il libro mette in luce senza mezzi termini le difficoltà burocratiche, il calvario di esami e visite mediche, le domande senza risposta che i genitori di figli disabili si pongono in continuazione e tra queste la più drammatica: cosa sarà domani. Rispecchia insomma la realtà per quello che è senza edulcorare nulla. Apprezzate le immagini quasi oniriche di rabbia e distruzione, così vere e condivisibili. Diventano significative le cose normali: c'è un cambio di prospettiva e un'inversione di sguardo sulla normalità per cui quest'ultima viene definita proprio dalla diversità: è l'altro (diverso e quindi fuori dal normale) che definisce cosa e chi è normale. Lo stile ha una struttura imprevista, la scrittura è più vicina al linguaggio parlato che a quello letterario. Per alcuni tuttavia è risultata poco scorrevole e pesante la scrittura, un po' forzata e non immediata e spontanea. E' piaciuta anche la copertina in cui le spalle della donna si fondono e confondono con l'orizzonte annullando la distanza tra il qui e l'altrove, tra l'oggi e il domani: "l'orizzonte è dove si guarda" dice alla fine il pescatore alla protagonista che volge lo sguardo dal mare sconfinato alla scuola gialla di Arturo. Un libro importante per la maggior parte dei lettori per il modo diretto di affrontare il tema e di dire le cose, senza ipocrisie.