Chiedi alla polvere - John Fante

La nostra recensione

Il libro in linea di massima è piaciuto a quasi tutti i lettori e le lettrici del Club del Giovedì. Senza suscitare grande entusiasmo per la trama e la vicenda, è stato apprezzato soprattutto per la scrittura rapida, diretta, ma allo stesso tempo intima e profonda. L'ingenuità del giovane Baldini, il suo tentativo di farsi strada in un Paese che stenta a riconoscere chi non è americano, ci ha fatto tenerezza e a volte è risultata anche comica. Baldini all'inizio del romanzo è arrogante, sfrontato e anche un po' perfido. Qualcuno lo ha definito odioso e sopra le righe. Lo snodo narrativo è il terremoto: da quel momento l'atteggiamento di Arturo cambia, si fa più empatico e quasi più maturo. Resta costante invece la sottile ironia, tipica della sua giovinezza, che risulta così attuale. E' evidente la differenza tra lui e Camilla: Arturo alla fine riesce ad ottenere il successo ambito come scrittore e pur restando un giovane italiano immigrato con tutto il suo retaggio culturale e religioso raggiunge l'obiettivo. Camilla invece fallisce e la sua difficoltà ad integrarsi, cancellando le sue origini (pensando di cambiare il cognome, indossando scarpe diverse, cercando a tutti i costi la relazione con Sammy) la conduce via via a lasciarsi andare fino ad annullarsi scomparendo nel deserto. Bella la scrittura, tra flusso di coscienza e descrizione. Precursore della beat generation degli anni '60, il romanzo sperimenta una lingua e uno stile che qualcuno ha equiparato al jazz che imperversava in quegli stessi anni. Fante è abilissimo nelle descrizioni: gli odori e i colori del romanzo sono vividi, si arriva ad avere la sensazione della polvere in bocca. I temi dell'integrazione, del bisogno di appartenenza sociale e del razzismo sono purtroppo estremamente attuali: per certi versi sembra che non siano passati 80 anni dalla pubblicazione del libro. L'atmosfera del libro è piuttosto cupa, si respira lo squallore delle vite a margine, il tentativo disperato di sopravvivere, di farcela. La bravura di Fante consiste nel rappresentare quest'atmosfera squallida e i suoi protagonisti con grande perizia e con tratti graffianti e incisivi. Il titolo ci ha colpito sia per la sua musicalità nell'originale (Ask the dust) sia per il significato sottinteso: l'umiltà e la pochezza degli uomini sta tutta in quella polvere che cancella le ambizioni, gli amori e le vicende umane e che rimane a testimonianza duratura di ciò che è passato. La polvere che proviene dal deserto si insinua fin nelle zone più vitali e lussureggianti della California, terra promessa di intere generazioni, ricoprendo e custodendo tutte le domande senza risposta dello scrittore, dei protagonisti e degli stessi lettori. Qualcuno l'avrebbe abbandonato prima della fine, qualcun altro non lo consiglierebbe ma la maggior parte ha accolto con favore il fatto di aver avuto l'opportunità di leggerlo e di conoscere l'autore. L'audiolibro accentua l'incisività e l'intimità della lettura con risultati apprezzatissimi da chi ha provato questa modalità di lettura.