Mongolia - Gli ultimi della steppa

Gli ultimi della steppa di Maja Lunde

Preparatevi ad un viaggio meraviglioso: la #ValigiadelLettore di questa settimana vi porterà in Mongolia, tra aride pianure battute dal vento e steppe che si estendono a perdita d’occhio.

Ma il viaggio per arrivare a questa affascinante destinazione parte da lontano.
Nel 1881 un giovane zoologo del museo di San Pietroburgo tiene tra le mani il teschio di cavallo selvatico: tutto fa pensare ad un esemplare ritenuto estinto da talmente tanto tempo da essere ormai considerato più leggenda che realtà. Se quel reperto si confermasse essere ciò che appare, si tratterebbe della più antica specie di cavallo mai esistito.
Il sogno del giovane studioso sembra diventare realtà nel momento in cui incontra un singolare esploratore con la sua stessa passione e determinazione.

Oltre un secolo più tardi, una donna di nome Karin lascia Berlino assieme al figlio e si avventura nella riserva naturale di Hustajn, nella Mongolia settentrionale, con il progetto di realizzare uno dei più ambiziosi piani di recupero ambientale di sempre: veder tornare finalmente quei cavalli, un tempo liberi e selvaggi, alle vaste steppe delle loro origini.

Con un altro balzo in avanti nel tempo, la narrazione si sposta in un futuro non molto lontano, in cui Eva tenta di tenere in vita i preziosi cavalli di Przewalski nella sua fattoria affrontando mille difficoltà, in un Nord Europa ormai reso quasi invivibile dai cambiamenti climatici e dalla scarsità di risorse idriche e alimentari.
Il singolare filo narrativo di queste tre storie sono i leggendari cavalli selvatici, gli stessi che sono stati impressi sulle pitture rupestri dei nostri antenati e che hanno popolato secoli e secoli di miti.
Ma non è l’unico tema a tenere unite queste storie: dalla Russia al tempo degli zar, alla Germania del recente passato, fino al Nord del 2064, Maja Lunde parla con maestria di madri e del rapporto con i loro figli, di amore in tutte le sue forme e della necessità di salvaguardare a tutti i costi l’ambiente in cui viviamo.

Cerchiamo di far spazio in valigia per un cappello da cowboy (o calchiamolo direttamente in testa, se vogliamo osare un po' di più) e partiamo verso le immense steppe mongole.