Teheran - Un popolo di roccia e vento

Un popolo di roccia e vento di Golnaz Hashemzadeh Bonde

La #ValigiadelLettore di questo mercoledì ci conduce in un luogo e in un tempo turbolenti. Siamo in Iran alla fine degli anni Settanta e due diciottenni, Nahid e Masood, vengono ammessi alla facoltà di Medicina dell’Università di Teheran. Giovani, innamorati e appassionati di politica, sono infiammati dagli ideali della rivoluzione. Di giorno studiano, di notte scendono in strada a distribuire volantini, discutere di libertà e democrazia e a battersi per rovesciare il regime dello scià. Rischiano ogni giorno la vita, ma, colmi di passione e idealismo, si sentono immortali.
Fino al giorno in cui la violenza esplode e la fuga improvvisa diventa l’unica via di scampo.
Trent’anni dopo, a Nahid viene diagnosticata una malattia incurabile: nei mesi che le restano da vivere la donna ripercorre lucidamente tutte le tappe che l’hanno portata dall’Iran alla Svezia, sua nuova casa.
Analizza tutti i sacrifici, le speranze, le disillusioni, il rapporto con la figlia Aram, con la madre data in sposa ancora bambina e con i familiari che ha dovuto abbandonare.
La storia di Nahid è piena di rabbia, sofferenza ma anche passione e grande forza. Quella forza inarrestabile che, una volta ricevuta la drammatica notizia della sua malattia, la spinge ad aprire la borsa e a passarsi il rossetto sulle labbra in segno di sfida: decisa, anche questa a volta, a non smettere di lottare. 
Non partiamo quindi per Teheran senza un rossetto (rosso fuoco, ovviamente) nella nostra valigia: questo romanzo che parla di radici ed eredità, di lotta e di passione è una storia in cui le donne, costrette a vivere per lo più nel sottosuolo della società, risultano in realtà la forza trascinante per la trasformazione di un intero Paese.