Trinidad e Tobago - Quando avevamo le ali

Quando avevamo le ali di Ayanna Lloyd Banwo

Atterrati sulla bellissima isola caraibica di Trinidad, al largo del Venezuela, sarà opportuno controllare di aver portato con noi, all’interno della nostra #ValigiadelLettore, qualcosa di più che costumi da bagno e infradito. Come sanno perfettamente gli esperti viaggiatori, dietro le immagini da cartolina di spiagge paradisiache e mari cristallini, spesso si nascondono realtà ben più complicate. È questo il caso della labirintica città di Port Angeles (un luogo immaginario ma con una forte somiglianza alla capitale Port of Spain): caotica, disordinata e rumorosa, la città è un luogo che gli abitanti delle zone più rurali preferiscono evitare.

Lo sa bene Darwin, un ragazzo costretto a lasciare il suo villaggio per cercare lavoro in città e aiutare finanziariamente la sua famiglia. L’adattamento ad un ambiente e una vita che non aveva mai conosciuto è particolarmente difficile per il giovane che si trova, inoltre, costretto ad accettare un lavoro che mette in crisi la sua identità. Cresciuto dalla madre secondo i dettami del rastafarianesimo, Darwin aveva promesso di non avere mai niente a che fare con i morti. Ma il suo nuovo lavoro al cimitero di Fidelis mette in discussione tutte le sue certezze.
Yejide, invece, è una ragazza nata e cresciuta in una grande casa coloniale al limite della foresta e, come tutte le donne della sua famiglia, sa di essere solo in parte umana, discendendo dai corbeaux, grandi uccelli neri che accompagnano le anime dei morti nel loro ultimo viaggio. Alla scomparsa della madre, Yejide sa che è giunto per lei il momento di prendere il suo posto e accettare il tragico talento che le è stato donato: quello di sentire e comunicare con i morti.

L’incontro tra i due giovani fa nascere un sentimento forte, in grado di superare le reciproche diffidenze.
Darwin e Yejide si concedono il lusso di un’umana passione in un mondo che oscilla in bilico tra la realtà e la magia, tra la vita e la morte.

Prepariamoci a conoscere la splendida Trinidad, mettendo nella nostra valigia una tavolozza con colori vivaci, come quelli della lussureggiante vegetazione dell’isola, degli abiti sgargianti dei suoi abitanti e dei suoi cibi speziati. Non dimentichiamoci però di aggiungere del colore nero che, mescolandosi agli altri colori, ci ricorda come “l’altro mondo”, quello tenebroso e angosciante della morte, sia in realtà una parte indissolubile di tutto ciò che vive.