Friuli - Rombo

Rombo di Esther Kinsky

Il 6 maggio 1976 è una data difficile da dimenticare. È il giorno in cui un violento terremoto ha colpito il Friuli, devastando interi paesi e segnando per sempre l’esistenza dei suoi abitanti.

La scrittrice tedesca Esther Kinsky, grande appassionata del territorio friulano e della sua storia, ci invita a seguirla, #ValigiadelLettore alla mano, in un viaggio alla scoperta di un piccolo villaggio montano dell’estremo nord-est del Friuli. Seguendo le giornate di sette abitanti di questa valle, alcuni adulti e altri ancora bambini, faremo conoscenza con una comunità isolata di origini slave, con la sua peculiarità linguistica, con le sue suggestive tradizioni. In questa terra di leggende il terremoto compare spesso nelle storie raccontate attorno al focolare sotto l’identità del mostruoso Orcolat, leggendario essere gigantesco considerato la causa dei movimenti terrestri e della terribile sirena a due code, Riba Faronika.

La vita degli abitanti di questa piccola comunità cambia per sempre la sera del 6 maggio, quando un rombo terribile preannuncia una forza distruttrice inarrestabile.

Tra quelle case, fortunatamente non si perdono vite umane, ma tutto attorno regna la distruzione.
La caparbietà degli abitanti permette di ricostruire strade ed edifici con incredibile velocità, permettendo una rapida ripresa economica ma ciò che non si può riparare è la memoria di chi ha vissuto in prima persona il rombo e quello che ne è seguito.
Il terremoto rimane per sempre impresso nella memoria dei sopravvissuti come un incubo, insidioso e implacabile, che sprofonda magari per anni in un ricordo lontano, ma che è sempre pronto a tornare a minare la mente di chi ha vissuto quella traumatica esperienza.

Esther Kinsky è abilissima nel raccontare la precarietà dell’esistenza e il potere del ricordo in un romanzo che è anche testimonianza e inchiesta giornalistica.
In partenza per il Friuli, mettiamo in valigia alcune pietre, a memoria di ciò che è andato distrutto nei crolli di quelle ore, ma anche come testimonianza dei movimenti millenari della terra che sono ancora visibili negli strati e nei colori delle rocce di queste terre.