Trieste - Alma

Alma di Federica Manzon

Non sarà necessario percorrere grandi distanze per raggiungere la meta della #ValigiadelLettore di questa settimana. Trieste ci attende, con il suo dedalo di stradine che si allungano sulle colline, così simili all’intreccio di culture che qui da sempre si incontrano e si mescolano.
Anche Alma fa finalmente ritorno a Trieste, sua città d’origine, dopo essersene allontanata poco più che adolescente, spinta da un’irrequietezza che l’ha accompagnata per tutta la vita.
Per trent’anni ha provato a ricominciare daccapo a Roma e per trent’anni non ha mai smesso di tornare col pensiero a Trieste, combattendo con i suoi ricordi e la sua nostalgia.
Il motivo che ora la riporta nella sua città natale è un’eredità lasciata dal padre, un uomo amato e odiato al contempo, che non è mai riuscita a conoscere davvero.
Di origini slave, acrobata e cantastorie, eterno sognatore, il padre di Alma è stata una presenza scostante ma determinante nella vita di sua figlia, a causa delle sue improvvise fughe e dei suoi silenziosi ritorni e dei suoi rapporti mai del tutto chiariti con il regime di Tito.
La persona che l’attende a Trieste per consegnarle la misteriosa eredità è Vili.
Vili era solo un bambino spaventato e solo, figlio di due amici serbi del padre, quando è stato improvvisamente portato nella sua famiglia per fuggire all’orrore della guerra nei Balcani; con il tempo Vili è diventato per lei un fratello, un confidente, un antagonista, il più grande amore e dolore della sua vita.
A Trieste Alma trascorrerà solo tre giorni, culminanti con la Pasqua ortodossa, ma basteranno per scavare dentro di lei un profondo spartiacque tra ciò che è stato e ciò che non potrà più tornare.

Mettiamo in valigia una grossa scatola di legno, come quella che Vili appoggia tra le mani di Alma, consegnandole le chiavi per tentare di far luce su un passato che per tutta la vita le è stato oscuro.